Anti-politica e contro-politica

26.09.2012 10:52

 

Sul sito del Quirinale leggo l'intervento del Presidente Napolitano rivolto agli studenti in occasione dell'inaugurazione del nuovo anno scolastico. Come al solito parole semplici  e concetti alti sulla scuola, la nazione e i giovani, ma anche -e qui si punta il mio interesse- un accenno a ciò che stiamo vivendo e vedendo in questi giorni del malaffare della politica nelle regioni come il Lazio (ma non è la sola regione). Dice Napolitano: "Chi si preoccupa oggi giustamente per l'anti-politica, deve saper risanare in profondità la politica. E risanare la politica, far vincere la legalità  si può. Così come si può far vincere la legge contro la mafia, ce l'hanno dimostrato 20 anni fa e li abbiamo ricordati Falcone e Borsellino". Belle parole, ma quanto corrette dal punto di vista di un'analisi storico-politica e quanto vere rispetto a fatti che stanno accadendo e dai quali un presidente della  repubblica non può chiamarsi fuori? Mi spiego: Napolitano ha sempre dimostrato una forte antipatia verso la cosiddetta anti-politica e i suoi rappresentanti, ricordiamoci la sua risposta quando -dopo le ultime amministrative- gli venne chiesto cosa pensava del boom dei Grillini e Lui rispose "Non ho sentito nessun boom". La risposta può sembrare arguta oppure, e così io credo, dimostrare la sordità selettiva di chi non vuol sentire. Ma si può chiamarsi il presidente di tutti gli Italiani e poi non voler tener conto delle centinaia di migliaia di cittadini che partecipano a quel movimento, ma anche ad altre formazioni politiche come IdV e altre ancora che restano ostinatamente all'opposizione del nostro governo unico sostenuto da tutti i benpensanti tra cui per appartenenza anche i Fiorito e le Polverini e altri ancora come Formigoni, Lusi, Penati e via dicendo? Vorrei ricordare anche che prima delle ultime elezioni regionali in Piemonte gli anti-politici grillini avevano chiesto un incontro alla presidentessa uscente e ricandidata Mercedes Bresso (PD), la quale decise di non riceverli; poi -perse le elezioni per pochi voti- il PD accusò 5Stelle di aver fatto perdere il centro-sinistra, perché a quel punto i grillini si erano presentati da soli. In questo discorso di cui Napolitano (come moltissimi altri rappresentanti dei partiti storici) si è fatto portabandiera sussiste anche un errore di analisi: non si può chiamare anti-politica ciò che sta avvenendo attraverso i movimenti come 5Stelle. E' più corretto parlare di contro-politica, analogamente a ciò che viene chiamato contro-democrazia che non è affatto la rinuncia ai principi democratici, anzi ne è il tentativo di preservarli attraverso la sorveglianza, la denuncia e la verifica da parte dei cittadini che entrano così direttamente nelle maglie della vera democrazia, cioè governo del popolo. Almeno nelle più moderne democrazie. Chiedevo poi quanto sono vere le parole di Napolitano quando parla di Falcone e Borsellino e del loro aver fatto vincere la legge contro la mafia. E' vero quei giudici e molti altri rappresentanti delle Istituzioni ci hanno messo l'anima e rimesso la pelle per combattere la mafia, è vero hanno anche dimostrato che la legge può essere più forte della prepotenza e del crimine, la mafia però è ben lungi dall'essere sconfitta ancor oggi, anzi ha permeato ancor di più la maglie della politica tanto da divenire indistinguibile da essa. Perché accade ciò? Penso perché come al solito non si è voluto portare fino in fondo il lavoro iniziato dai Falcone e dai Borsellino, che -ricordiamolo- finirono per essere isolati proprio dalla politica e non dalla contro-politica. E allora rilancio e chiedo: può il Presidente Napolitano dire le cose che ho citato da un lato e dall'altro non intervenire contro il tentativo di rottamare la DIA (Direzione Investigativa Antimafia) in atto di questi tempi? DIA che tanti successi ha mietuto proprio contro la mafia. E ancora: può il Presidente Napolitano dire queste cose da un lato e dall'altro entrare in rotta di collisione proprio con i Giudici palermitani che vogliono portare fino in fondo l'indagine sulla cosiddetta trattativa Stato-Mafia? Sono domande retoriche perché Napolitano queste contraddizioni le ha già praticate, quindi può, ma come dobbiamo leggerle? Come l'espressione di un insanabile conflitto tra il Napolitano rappresentante di un partito (non importa quale, qui la distinzione è tra establishment e non) e il Napolitano che dovrebbe essere Presidente di tutti, super partes? Se è così lo si dica, lo si riconosca. Se non è così allora com'è? Mi sono sempre chiesto perché un uomo (non solo Napolitano intendiamoci) che arriva ad una certa età e viene eletto Presidente della Repubblica no si prenda il gusto di uscire dalle pastoie della politica (questa sì anti-politica) per volare più alto e fare finalmente ciò che i suoi ideali giovanili lo spingevano a fare quando entrò in politica credendoci. La risposta che mi sono dato è che un uomo così (tranne rarissime eccezioni, forse Pertini) non arriverà mai a fare il Presidente perché non ce lo vogliono, gli uomini liberi non piacciono. Speriamo nella contro-democrazia e nella contro-politica.