Lettera aperta a Travaglio

14.01.2013 18:07

Caro Travaglio, sono un suo ammiratore e lettore da sempre, sono anche un assiduo lettore de Il Fatto, di cui sono stato all’inizio un abbonato. Quella che voglio rivolgerLe è più che altro una preghiera che nasce dopo la visione (parziale, tutta era troppo indigesta anche per me, che in casa sono l’unico che resiste a certi spettacoli) dell’ultima puntata di Servizio Pubblico, quella con ospite Berlusconi per intenderci. Lo “spettacolo” è stato desolante: ma come, aspettiamo vent’anni per avere il losco figuro in una “arena” non addomesticata da lui e lo trattiamo col fioretto? Un ‘occasione storica per sbugiadarlo, far emergere finalmente la verità su alcuni fatti e ci mettiamo a fare “Zelig”, come giustamente notava il Caimano? Non ci sono parole per spiegare quanto è successo: basti pensare a Santoro con i capelli “preparati” con il ricciolino “tirabaci” sulla fronte per arrivare all’ammissione stessa di quest’ultimo che c’erano degli accordi per la trasmissione sui limiti reciproci da non oltrepassare. Accordi? Con Belzebù? Ma allora diciamolo che ci vogliamo male e che una buona parte degli Italiani è irredimibile e finiamola qui, ognuno per sè. A mio avviso se la “real politik” televisiva imponeva lacci e lacciuoli indigeribili era meglio rinunciare e invitare qualcuno più interessante e costruttivo, così si sarebbe dimostrato nei fatti che un’altra informazione è possibile. Ripeto: non si va col fioretto ad un incontro del genere, ci si va con la mazza, non era il momento di fare distinzioni poetiche e domande cervellotiche, bensì di porre domande chiare, non aperte, che lasciassero –come è accaduto- la libertà al grande affabulatore di svolazzare a proprio piacimento. Domande per cui le risposte possibili sono solo due, o è sì o è no. E poi ancora che senso ha avuto mantenere un’elasticità delle regole? L’ospite vuole ribattere subito ad  un certo intervento, quando il conduttore ha appena detto che avrebbe avuto modo di rispondere dopo e glielo si concede, perchè? L’ospite vuole andare sul tavolo dei giornalisti e fare Travaglio, per fare spettacolo e glielo si concede. Perchè? Non c’è stata alcuna fermezza nella guida del programma. Perchè? Nonostante  gli si possano riconoscere grandi meriti oggi Santoro non ha niente da ammirare, anzi. La sua aria da studente comunista ribelle (niente da dire contro costoro) invecchiato ha stufato, è inefficace e risulta alla fine collusiva con i vari personaggi di potere che si alternano sul palco. In questa puntata di Servizio Pubblico –e non solo in questa- ha vinto il berlusconismo , se non Berlusconi, ha vinto il sacro rispetto per l’audience, per lo share che è l’essenza del fenomeno mediatico berlusconiano che ci avvolge con le sue spire dalla fine degli anni settanta e che ha preparato l’Italia che abbiamo sotto gli occhi, fatta di veline, letteronze, pupe e secchioni e altre mostruosità. Vengo dunque alla preghiera: Lei, Travaglio, oltre ad essere la persona che è, il grande giornalista che è, ha anche un ruolo pubblico di difensore e sostenitore della verità, e molti la seguono ed ammirano proprio per questo, è come se rappresentasse un filo di continuità con altri personaggi ed eventi sociali e penso al momento di “Mani pulite”, che hanno rappresentato per molti italiani il tenere accesa la speranza di cambiare. E’ una responsabilità che credo Lei sappia di avere e quindi la preghiera è di tenervi fede ancora, per esempio smarcandosi da Santoro (schiavo dell’audience), al limite anche lasciando Servizio Pubblico che ormai non è più fedele –a mio modo di vedere- ai principi di libertà che l’avevano ispirato e fatto nascere. C’è Il Fatto e altri luoghi che si possono immaginare e costruire per portare avanti la fiammella della speranza. Con sincera stima E.Santirocco