Il diavolo probabilmente

01.04.2012 17:48

 

“Il diavolo probabilmente” è un film del 1977 di Robert Bresson che credeva nell’esistenza metafisica del male. Inutile raccontarne qui la trama, mi interessa solo come spunto, quasi come slogan. E’ il pensiero che talvolta mi si affaccia alla mente quando penso a come vanno le cose nel mondo, un pensiero pessimista, un pessimismo della ragione. In questo nostro mondo ci sono tante cose che non vanno, forse troppe, seguendo questo pensiero. A tutti i livelli, e non parlo solo dell’Italia che tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi con le sue tragedie e le sue commedie di paese che sembra non riesca a raggiungere la modernità, governato com’è dagli interessi particolari, dalle mafie, dalle lobbies, da una politica asfittica che non sa produrre slanci ideali. Parlo più in generale di tutto il pianeta in cui sembra che tutto o molto congiuri contro la possibilità di una convivenza pacifica, serena e (perchè no?) ricca di risorse concrete e ideali. Tutto, dall’economia all’ambiente, alle relazioni umane sembra dominato da istinti rapaci e rapineschi che non pensano al domani, ma solo ad un oggi ottuso, stolto e buio. E’ qui che viene la tentazione di pensare ad una guerra del male contro il bene: come è possibile altrimenti che tali istinti siano così ciechi da non vedere che conducono verso la china dell’autodistruzione? Sono pensieri scivolosi che se uno vi si lascia un po’ andare vien voglia di chiudersi nel proprio bunker cercando di salvare almeno il proprio piccolo cosmo personale, ed è un desiderio legittimo, umano, ma forse altrettanto cieco. Non ci si può salvare da soli, non si può coltivare un po’ di felicità se tutti gli altri finiscono nel gorgo della distruzione. Forse invece occorre fare i conti con la nostra natura umana costituita, come è, sia dal bene che dal male e allora mi è naturale pensare che il male non gode di esistenza metafisica, così come il bene. Sono cose fisiche che noi produciamo, ma allora se è come penso, rimane alla nostra portata occuparcene, accoglierle nella loro inevitabile umanità e provare a trasformarle, lavorarci sopra. Non voglio fare della filosofia spicciola e non voglio nemmeno essere ingenuo, credo invece possibile affiancare al pessimismo della ragione, l’ottimismo della speranza. Da cosa nasce la speranza? Dal fatto che ognuno di noi sa, sente intimamente ciò che è veramente giusto, il difficile è praticarlo, ma ricordiamoci che è possibile. Già mantenere viva questa consapevolezza può fare la differenza. Searles, grande psicoanalista del ‘900, diceva che i bambini sono naturalmente buoni, sono poi le esperienze brutte della vita a farli cambiare. Lavoriamo allora per fare e costruire belle esperienze.